“240 battiti al minuto” a Padova – Daniel Di Schüler
Una sera come a casa, quella di ieri. A Padova e, per di più, all’Arcella. In una città e in un quartiere che sono stati miei. Dentro una libreria che mi strappa un sorriso per tutte le suggestioni evocate dal suo nome, Limerick, e gestita da libraria che magari non hai mai visto prima, ma ti è subito amica. Altri amici tra i presenti: alcuni che conosco da sempre e altri che incontro per la prima volta. Amici che sono anche giovanissimi: i ragazzi che dovrebbero esserci sempre, per dare un senso compiuto alla presentazione di un libro come il mio. Insomma, c’era tutto quel che serviva per una bella conversazione in famiglia; di quelle di una volta, quando si era in tanti, e di generazioni diverse, a vivere sotto lo stesso tetto. Proprio con quel calore: come se lì, tra di noi, ci fosse un focolare.
Una sensazione frutto anche della schiettezza di Paolo Zardi; della sua capacità ti tagliare corto con i rituali letterari per andare subito al sodo: al romanzo, alla sua trama e ai suoi protagonisti. Che altro dire di Paolo, oltre che ringraziarlo di nuovo per aver presentato il mio libro? Che è un gran scrittore, ma questo è noto. Che in questi anni è divento anche lui un amico. Ché è stato un piacere poter parlare con lui anche della pratica della nostra arte scontrosa, o mestiere difficile. Ricordare il piccolo Amir, la sua straordinaria sorella e il resto della sua nuova e folle famiglia, ma anche analizzare le scelte, le tante scelte, che stanno anche dietro un’opera che “si legge come bere un bicchier d’acqua”. Un dietro le quinte che ha soddisfatto solo in parte la curiosità dei più giovani. Le loro domande sono state le ciliegine su una torta dolce come a volte possono essere i ritorni. Dolce, ma non stucchevole. Lo stesso sapore che spero abbia, per i suoi lettori, “240 battiti al minuto”.