Interviste agli autori – Antonio Iovane
Quinta puntata delle interviste ad autori/trici che scrivono sia per bambini/ragazzi, sia per adulti.
Dopo tre scrittrici, Erica Arosio, Viola Ardone, Sara Bertrand e lo scrittore Daniel Di Schüler, è la volta di Antonio Iovane, autore de “Il segreto di mago Bubù”, illustrato da ElleKappa. Ma Iovane è anche autore de “Il brigatista”. Come avviene, per lui, il “cambio di passo” tra generi tanto diversi?
Ecco le sue risposte.
1. Dino Buzzati affermava che “Scrivere per ragazzi è come scrivere per gli altri, solo più difficile”. Concorda con questa affermazione e perché?
È più difficile perché la semplicità è più complessa, è difficile barare, con la semplicità, vieni subito smascherato.
2. Quando si parla di letteratura per bambini e ragazzi entrano in gioco questioni pedagogiche e addirittura etiche. Con quali modalità le introduce nel racconto?
Non amo l’idea di modellare le coscienze dei bambini, mi piace l’idea di principi ispiratori all’interno dei quali i bambini possano muoversi liberamente e trovare, seppur nel piccolo, una loro strada. Amo le mille possibilità della crescita, lasciare ai bambini libertà espressiva all’interno di coordinate di massima. Quella è la stella polare, la strada per seguirla cercala tu.
3. Ritiene che esista un linguaggio pertinente a bambini/ragazzi? E se sì, quale?
Esiste il linguaggio della sincerità. Cogli adulti puoi nasconderti dietro le parole, coi bambini no, coi bambini sei nudo, i bambini sono implacabili, conviene costituirsi e sperare nella loro clemenza.
4. Come cambia il punto di vista di un autore quando passa dalla scrittura per grandi a quella per piccoli? E quale ricerca fa dentro di sé per entrare in empatia con un giovane lettore?
Io sono passato dai morti della lotta armata a un Mago che portava via il sole, il salto è stato notevole. Sono stato favorito certamente dall’osservazione dei miei figli. I miei genitori mi raccontavano la storia di un uomo detto Sergente e che guidava la barca che portava all’Arcipelago de Li Galli Eduardo De Filippo. Quando gli chiedevano qualcosa su Eduardo, lui rispondeva: “i’ dett’, e iss’ scrive”, io detto e lui scrive. Ecco, io sono stato solo un passeggero della barca dei miei figli.